VERSO UN’IDEA DI WELFARE ALLARGATO.
IL WELFARE CULTURALE NELLE INIZIATIVE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO.
Di Antonio Lampis
Da molti anni in Provincia di Bolzano il finanziamento delle attività culturali è stato posto in relazione alla necessità di un nuovo e più ampio concetto di welfare, affinché non si intendano come interventi di welfare solo quelli riferiti alla sanità, previdenza, casa, lavoro e scuola.Una necessità intuita da almeno quindici anni per contribuire a prevenire le situazioni di crisi che solo più recentemente hanno evidenziato tutte le conseguenzesociali negative, situazioni di crisi che ovunque ora si riconoscono nelle periferie urbane trascurate, a causa dell’innalzamento dell’età media della popolazione e per le difficoltà occupazionali che le ultime congiuntureeconomiche hanno ingenerosamente addossato alle giovani generazioni e alle donne.
Periferie urbane
Sulle periferie urbane si è concentrata un’attenzione determinata, che ha avuto un momento di visibile avvio con il forte investimento per la riapertura di un teatro in un quartiere popolare e molto popolato, coinvolgendo la popolazione circostante, i negozi di prossimità e avviando diverse e costanti iniziative di marketing culturale non convenzionale, direct e multilevel marketing. Nel parcopubblico di un altro quartiere a prevalente edilizia popolare e sociale si è trasferita in estate un’offerta di spettacoli stabile e mirata, in collaborazione con le principali istituzioni di spettacolo dal vivo della provinciae nella simbolica piazza del medesimo quartiere dal 2011 ha luogo un festival aperto al confronto con noti personaggi della vita culturale nazionale legato al tema della Resistenza e delle resistenze contemporanee. La sede della piattaforma associativa che lo gestisce è ora condivisa con la sede dell’associazione di un centro commerciale naturale, formato da piccoli esercenti che, appunto, s’impegnano a resistere.
Quasi tutte le iniziative descritte ed altre qui non menzionate sono state realizzate con contributi mirati ad associazioni o cooperative che finalmente valorizzavano una governance rinnovata dal punto di vista generazionale o si distinguevano nell’offrire occasioni di lavoro a giovani generazioni di professionisti della partecipazione culturale. Per il loro sviluppo è risultato particolarmente utile l’impegno pluriennale dell’amministrazione provinciale per la preparazione del territorio all’arrivo della biennale Manifesta nel 2008 e alla candidatura a capitale culturale europea nel 2011. La percezione della presenza culturale nelle periferie urbane, in particolare ilcitato teatro, assomiglia ormai a quella delle strutture ambulatoriali di quartiere, tanto è ormai stabile la percezione di “necessità” nella convinzione sociale diffusa e quanto esso sia presente nel percorso quotidiano delle persone.
Cultura e salute
Il progressivo invecchiamento della popolazione ha ben presto reso evidente quanto fosse opportuno ricordare l’efficacia della partecipazione culturale per la salute ed il benessere delle persone.
Già nel 1997 si pensò far tradurre la ricerca dell'università svedese di UMEA dallo svedese in italiano e tedesco che l’ateneo svedese, forse deluso dal risultato, non pubblicarono in inglese (in quanto medici si ritiene che sperassero nei tipici fattori: astinenza fumo, sport ealimentazione). La ricerca venne sintetizzata dai media intorno al risultato che 80 eventi culturali all’anno erano emersi dalla ricerca come il principale fattore di allungamento della vita. In quegli anni, nei quali il binomio cultura e salute non era quasi mai declinato, la notizia in Italia usci in un trafiletto pubblicato ne "La Repubblica" con le dimensioni di due francobolli. Su tale notizia la Provincia di Bolzano costruí dal 1997 diverse campagne di comunicazione sociale dal titolo "La cultura allunga la vita", un logo impresso per anni in qualunque comunicazione culturale e in frequenti iniziative di comunicazione sociale , anche con due martellanti spot tv. Poi la ricerca con la casa farmaceutica Bracco e le università ha dato ben altra conferma al motto. Per misurare il benessere degli individui, in questa seconda e molto più specifica ricerca si sono presi in considerazione diverse variabili -malattie, reddito, educazione, età, sesso, occupazione, stato civile, partecipazione culturale - che caratterizzano il PGWBI, Psychological General Well-Being Index, strumento validato da decenni di pratica clinica, che stima le auto-rappresentazioni degli stati emozionali ed affettivi intra-personali che rispecchiano un senso di benessere soggettivo o di disagio, catturando la percezione soggettiva del benessere. I dati della ricerca hanno dimostrato come l’offerta di servizi e attività e le politiche per la partecipazione e il consumo di cultura influenzino maggiormente il benessere della città. Accanto al forte incremento dei dati sulla partecipazione allo spettacolo dal vivo e alle visite di mostre e musei va ricordato il capillare sistema di biblioteche e di educazione degli adulti quale portatore di un contributo essenziale albenessere diffuso della popolazione ed in particolare allo stato di salute della popolazione anziana.
Le recenti normative per l’attenzione alle periferie e alle giovani generazioni.
Le linee d’indirizzo che stavano alla base delle iniziative attuate nel decennio scorso, anche come realizzazioneempirica delle teorie legate ai comportamenti economici delle persone di fronte ai consumi culturali conosciuti o inesplorati hanno avuto eco nella nuova legge provinciale per le attività culturali del 2015, In essa si riconosce “il diritto all’attività e alla partecipazione culturale”, non solo ai cittadini, ma “a tutte le persone che vivono sul territorio provinciale” e si stabilisce che l’amministrazione debba dedicare “particolare attenzione al fatto che la cultura sia accessibile anche ai ceti e agli ambienti sociali abitualmente lontani dalla cultura”.
I criteri per i contributi affrontano i temi sopradescritti prevedendo che: La governance dei soggetti finanziabili si impegni a valorizzare le giovani professionalità e prevedere che i membri dei direttivi che hanno superato i 75 anni di età vengano, di norma, destinati solo a cariche onorifiche, sostenere l'impegno sociale per l'occupazione giovanile ed evitare di attribuire incarichi retribuiti di qualsiasi natura a soggetti già in pensione. I vantaggi economici sono concessi tenendo conto delle seguenti linee guida per lo sviluppo culturale del territorio, tra le priorità indicate figurano: la ricerca di nuovo pubblico attraverso azioni mirate o strategie di medio-lungo periodo; l’incentivazione dell’occupazione giovanile e/o qualificata; la collaborazione con istituzioni culturali qualificate o con altri enti ed associazioni del territorio, nonché le sinergie fra reti di associazioni di Bolzano e periferia;
Dal 2014, per sottolineare che le politiche culturali e giovanili si devono intendere anche come politiche per l'autonomia dei giovani in ambito economico e per fornire ai più giovani strumenti di sviluppo personale e territorialeè stato avviato un incubatore culturale per la nascita di imprese culturali e creative.
Casa e cultura
In Alto Adige le politiche per l’edilizia agevolata e convenzionata, l’edilizia sociale, sono molto avanzate e il sostegno per la soluzione dei problemi abitativi dei meno abbienti è particolarmente generoso. Gli interventi si sono concentrati per decenni quasi solamente su costruzione, manutenzione ed assegnazione degli alloggi e le potenzialità di coesione sociale sono state a lungo trascurate. Solo con la fortunata unione di competenza politica tra cultura, scuola e edilizia sono state favorite le collaborazioni istituzionali per rendere concreta e visibile una pratica di welfare allargata alle attività culturali. Il logo di corporate design dell'assessorato, presente in tutte le iniziative realizzate o finanziate é appunto CASA-SCUOLA-CULTURA.
Negozi alla cultura
Il recente progetto sperimentale “Negozi e cultura”, approvato nel gennaio 2017, si rivolge a organizzazioni e cooperative culturali e giovanili con la messa a disposizione gratuita di alcuni spazi commerciali nel popoloso quartiere bolzanino di Don Bosco.
Il progetto vede l’azione sinergica dei settori dell’amministrazione provinciale responsabili per le attività culturali, per il patrimonio della Provincia e l’Istituto per l’Edilizia Sociale IPES. Tramite contratto dicomodato d’uso gratuito saranno assegnati ad associazioni o cooperative spazi commerciali sfitti. L’iniziativa nascedalla convinzione politica che ormai sia necessario sviluppare un "welfare allargato" con la cultura, in grado di generare lavoro, inclusione e relazioni sociali. Le organizzazioni che ricevono gli spazi gratuiti sono responsabilizzate nell’obiettivo di aumentare, tramite attività culturali, il rendimento degli interventi delle politiche di edilizia sociale a beneficio del quartiere nel quale essi si sviluppano. Il progetto rientra nell’indirizzo strategico delle politiche culturali e giovanili impegnate anche nelle nuove soluzioni lavorative per i giovani e nel campo dell’innovazione culturale e creativa. I quattro soggetti assegnatari, individuati tramite un bando di selezione, in cambio dell’uso gratuito, dovrannosviluppare forme di occupazione giovanile nel settore creativo e culturale e fornire un contributo per migliorare la coesione sociale nel quartiere e arginare la percezione d’insicurezza e sfiducia che emerge in particolare nelle periferie urbane .
Conclusioni
Rispetto alle migliaia di pubblicazioni recentemente apparse nel dibattito scientifico sul tema del welfare culturale quelle sopradescritte rappresentano esperienzeconcrete in prima applicazione degli aspetti teorici portati a conoscenza del dibattito scientifico. Sono iniziative risultate certamente già in grado di incidere sui comportamenti individuali e aumentare la partecipazione culturale, che è già molto ampia secondo i dati Istat e i rapporti di Federculture. L’alta partecipazione culturale degli ultimi decenni e la capillare presenza di attività di long life learning e del fitto sistema bibliotecario hanno reso i tanti e ormai noti impatti positivi sull’economia locale. Nell’impossibilità di riferirsi puntualmente a tutti,basti un dato: la spesa farmaceutica convenzionata di classe A-SSN più elevata è Campania con 167,5 euro pro capite, in Provincia Autonoma di Bolzano 97 euro, la media nazionale ben 134,4 euro. La provincia di Bolzano ad esempio ha la spesa pro capite in antibiotici più bassa d’Italia.
Abstract
The funding of cultural activities in the Province of Bolzano has long been related to the need for a new and broader concept of welfare, in order not to intend it as a mere health, social security, home, work and school policy.
Such a need has been sensed for at least fifteen years, aiming at preventing crisis situations that might arise from neglected urban suburbs, the rising average age of the population, employment difficulties that the latest economic trends have ungenerously leaned against younger generations and women.
The many interventions focused on urban peripheries, the theme of culture and health, the approval of new laws for youth employment in the cultural field, social housing policies related to culture.
The high cultural participation in recent decades and the widespread presence of life-long learning activities have had many well known positive impacts on the local economy. One striking example is the pharmaceutical expenditure in class A -SSN (National Sanitary Service): the Province of Bolzano for instance has the lowest expenditure per capita in antibiotics in Italy, and while the average Italian medical expenses add up to 134,4 euro, in our province they are limited to 97 euro each.
Keywords: welfare and culture; cultural economics; urban design; creativity; post-industrial economy; culture for urban well-being
Note:
1 Cfr sulla tematica: A. Lampis, Esperienze di sviluppo dell’audience: propedeutica e nuove formule di
presentazione di arte e cultura, in F.Severino (cur. ) "Un markerting della cultura" Franco Angeli,
Milano, 2005 - e in A. Lampis, Marketing culturale, capacitazione degli attori e stimolo della domanda
culturale:l'esperienza della provincia di Bolzano, in F. Putignano (cur.) Learning Districts - Patrimonio
culturale, conoscenza e sviluppo locale, Politecnica-Maggioli, 2009, pp.61-77 e A. Lampis; Direct
Marketing e Multilevel per i consumi culturali; in Fizz.it, giugno 2011.
2 http://www.stagionedonbosco.it/
3 http://www.piattaformaresistenze.it/it/
4 Cfr. al riguardo il bilancio sociale del Teatro Cristallo: http://www.teatrocristallo.it/it/trasparenza/bilanci
5 Uno rassicurante e tradizionale realizzato da studenti della scuola di televisione e di Cinema Zelig
http://www.provincia.bz.it/cultura/service/videoteca.asp?vige1727_search_title=La+cultura+allunga+la+
vita+2 e uno de regista Katia Bernardi (che gioca con le figure retoriche della metonimia o sineddoche -
la parte per il tutto, da sempre molto efficace secondo i principi delle neuroscienze utilizzati in pubblicità
http://www.provincia.bz.it/cultura/service/videoteca.asp?vige1727_search_title=La+cultura+allunga+la+
vita+1
6 G.Tavano Blessi, E.Grossi, P.L.Sacco, G.Pieretti, G.Ferilli (2015), The contribution of cultural
participation to urban well-being. A comparative study in Bolzano/Bozen and Siracusa, Italy in: Cities,
Volume 50, February 2016, Pages 216-226.; S.Ghirardi Lo shock culturale di Bolzano,in Il Giornale
delle fondazioni, 15/12/2015 http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/lo-shock-culturale-dibolzano
; M.Trimarchi, From ivory towers to the urban texture: a map of future culture, forthcoming in
“Innovate Heritage”, cfr. www.academia.edu ; e C.Seia, Appunti per una definizione di welfare culturale,
in Giornale delle Fondazioni, 14/12/2016, http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/appuntiuna-
definizione-di-welfare-culturale
7 Ad esempio la teoria dei costi di attivazione sviluppata in vari contributi riferiti in P.L.Sacco, L.Zarri, in
questa rivista, 2004,4, pp. 499-507.
8 Legge provinciale 27 luglio 2015, n. 9, pubblicata nel supplemento n. 3 del B.U. della Regione Trentino
– Alto Adige del 4 agosto 2015, n. 31.
9 L’iniziativa è finanziata con un programma di riutilizzo dei fondi precedentemente destinati a vitalizi di
politici e poi restituiti. Cfr. https://impulsivivi.com/
10 http://www.provinz.bz.it/news/it/news.asp?news_action=4&news_article_id=577335
http://www.provincia.bz.it/arte-cultura/giovani/negozi-e-cultura---kulturlaeden.asp
11 Fonte: Aifa, Rapporto Osmed 2016
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SEMPLIFICARE PER FERMARE LA CORRUZIONE
di Antonio Lampis in, Alto Adige 9 dicembre 2016, prima e pag. 13
Il 9 dicembre è la giornata mondiale contro la corruzione. Due giorni prima l’Istituto provinciale di statistica ASTAT ha reso noti i dati sulle opinioni espresse dagli abitanti di questa fortunata provincia sulla tematica. Ben 44% della popolazione è fermamente convinto che la corruzione sia un fenomeno naturale e inevitabile e il 60% considera molto o abbastanza pericoloso denunciare fatti di corruzione anche se tali fatti sono considerati gravi con un punteggio di 9,2, vicino alla gravità capitale con 9,5 riconosciuta al lasciare in giro rifiuti ingombranti.
Sappiamo inoltre che l’allarme sociale sulla corruzione è connesso a quello che riguarda l'evasione fiscale: il 44% dei nostri concittadini accetta di pagare senza scontrino o fattura e il 30% giustifica l’evasione fiscale.
In Italia abbiamo un’Autorità nazionale anticorruzione ora ben presieduta da Raffaele Cantone e una normativa, che si origina dalla legge 190/2012, con luci e ombre. La legge non definisce la corruzione amministrativa che va ovviamente oltre quanto scritto nel codice penale. Alla definizione ci ha dovuto pensare una circolare del dipartimento della funzione pubblica indicandola anche in ogni “malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite”. Come spesso avviene in Italia ci si è poi concentrati molto sulle procedure e i documenti e poco sugli effettivi risultati. Negli uffici la normativa è nota per imporre la compilazione di sterminate tabelle Excel chiamate piani anticorruzione. Messa a posto la carta in troppi si sentiranno tranquilli.
I piani anticorruzione potrebbero invece rendere possibili nuove occasioni di incontro ricorrente tra il meglio delle forze dell'ordine, della magistratura, dell’amministrazione dei politici e dei rappresentanti media. Solo uno sforzo realmente sinergico e occasioni di confronto stabile si potrebbero ottenere risultati in tempi ragionevolmente brevi.
Di cultura anticorruzione, di seria separazione tra politica e amministrazione, di evasione fiscale non si parla mai abbastanza e non si fa abbastanza sul versante della semplificazione. Non credo molto alle tabelle perché sono convinto che un tema strettamente connesso con la lotta alla corruzione sia quello della semplificazione. Mai come in questi ultimi cinque anni si è parlato cosìtanto di semplificazione, di sburocratizzazione e mai si sono complicati i procedimenti amministrativi e le procedure di spesa come ora. Tra le tante parole e i fatti vi è ormai un abisso, anche per effetto delle arretratezze nella digitalizzazione che hanno portato a voler digitalizzare di fretta le procedure amministrative in modo assurdo, costoso e sbagliato. Per gli uffici servono quasi sempre costosi software e non si capisce come mai quelli, speso gratuiti, che le persone usano a casa non vadano bene. Anche la vicenda della trasparenza, fondamentale per dare garanzie ai cittadini è stata gestita con l’ossessione di creare inutili banche dati che nessuno leggerà mai e che per essere alimentate distolgono i pubblici dipendenti dal servizio alla cittadinanza. Tra le mille banche dati chi cerca informazioni ha solo confusione e l’obbiettivo della trasparenza viene velato da una costosa cortina di fumo. L’obiettivo di ridurre gli organici pubblici sarà di difficile attuazione per via dei troppi nuovi oneri burocratici che la burocrazia ha inventato per se stessa. Nella complicazione di cose semplici la corruzione da sempre si muove indisturbata, nel proliferare delle tasse e imposte cresce l’autoassoluzione morale dell’evasore. Accanto ad un' amministrazione sempre più intenta a compilare fogli elettronici piuttosto che a raccontare le motivazione delle decisioni per l’interesse pubblico sta riapparendo una nuova generazione di giovani e vecchi politici pronti ad aprire le porte a nuove forme di clientelismo.
Da ieri abbiamo la lotteria degli scontrini sul modello portoghese e si spera possa aiutare nel versante dell’evasione perché anche qui non tarderanno ad apparire sulle tavole dei ristoranti i pre-conti seguiti da nessuna ricevuta fiscale, le finte associazioni per fare un bar o comunque affari privati e tante altre furberie che in altre regioni sono ormai sfacciatamente visibili.
Come ha raccontato l’Astat qui la mentalità deve notevolmente migliorare anche se i reati sono pochi. Con questi dati acquistano ancora maggiore valore gli interventi adottati negli ultimi anni per portare il tema del rispetto delle regole e della legalità nelle scuole e nei centri di agregazione giovanile. La forte attenzione dei giovanissimi a quelle iniziative lascia ancora sperare e incoraggia a proseguire per quella rotta.
Antonio Lampis
BENKO-MUSEO CARTOLINA DAL FUTURO, (sul MUDEC di Milano),
di Antonio Lampis in, Alto Adige 13 aprile 2015, prima e pag. 7
Si può già avere un'idea di come ci si sentirà nel centro commerciale di Benko visitando il nuovissimo Museo delle culture, inaugurato, con qualche polemica, nella Milano pre-Expo'. Come tanti musei di nuova generazione per apparire alla moda, anche Milano ha il suo nuovo acronimo: dopo Muse, Musa, Muspac, Macro, Mucri, Mar; Mom, Mab, Mart, Man, Maxxi, Maga, Mic, Muvi, Muba, Musnaf, ecco Mudec! Il Mudec milanese come il Kaufhaus Benko è stato progettato dall'archistar Chipperfield e offre alla vista linee austere all'esterno e sinuose pareti curve e luminose all'interno, di un meraviglioso verde semitrasparente, un verde molto simile a quello che presto si potrà ammirare nelle nuove vetrate della chiesa dei Domenicani a Bolzano.
Camminare al suo interno è molto piacevole. ll museo cura il suo visitatore con la buona idea di offrire gratuitamente le audioguide, nella doppia versione per bambini e per adulti. Come consiglio sempre per la Tate Modern di Londra, meglio prenderle entrambe: la didattica dell'arte per l'infanzia sorprende e affascina anche gli adulti, posto che difronte a molta arte e specialmente difronte all'arte contemporanea, siamo un po' tutti infanti cognitivi. La mostra Mudec sull'arte plastica africana è allestita in modo mirabile e innovativo, bellissime trasparenze cilindriche contengono le opere e le sale offrono rumori e musica, cosa rara ma che sarebbe invece opportuna in molti musei. Per quanto bello sia l'allestimento l'eccesso di sorveglianza è molto irritante con il divieto di fotografare, ossessivamente ripetuto ovunque. Persino i musei statali ci hanno rinunciato con una recente legge. Tanto è bello il primo allestimento tanto appare arrabattato quello della seconda mostra "Mondi a Milano" che espone centinaia di reperti, troppi, tratti dalle grandi mostre milanesi sul tema delle culture extraeuropee. In cima al museo un ristorante dal design raffinatissimo, con un cuoco degno di questo nome, che, per contrasto, fa venire alla mente il ristorante del nostro Mart, forse il più inguardabile tra tutti ristoranti museali d'Europa.
La collocazione del Mudec non è centrale, sta nell'area ex Ansaldo, quindi nella via Tortona fulcro del fuori salone (del mobile) e ormai polo di creatività leader in Italia. L'appeal del tema delle culture non europee sui programmi scolastici e sulla popolazione dei nuovi cittadini rende il prezzo del biglietto di sette euro, in questi tempi di crisi economica, piuttosto elevato, pensando che gli studenti , se ben stimolati, potrebbero e dovrebbero convincere genitori e parenti a vedere la mostra, non lasciando così il museo ai soli turisti e alla deportazione studentesca con le visite convenzionate con le scuole. Vale sempre la pena ricordare che i musei a pagamento hanno senso solo quando la gestione dei denari che entrano costa meno della gestione amministrativa degli stessi denari. In altri casi la gratuità è la via maestra e lo sarebbe in moltissimi altri casi in cui la missione culturale verso i cittadini e la spesa enorme per il personale e per le strutture viene vanificata nei suoi scopi principali dall'ostacolo del biglietto. Vediamo così musei mezzi vuoti, ma con due o tre belle persone alla cassa. Il Mude è costato oltre 60 milioni di euro.
Da decenni assistiamo ad una sorta di delirio che porta a confondere la missione pubblica con quella privata e quasi mai, nel confronto tra i costi e benefici, viene calcolato il costo sociale dell'esclusione che comporta il prezzo di un biglietto, dimenticando che il costo sociale è un costo molto importante nella gestione dei denari pubblici.
Antonio Lampis
LE RICETTE PER RILANCIARE IL TURISMO,
di Antonio Lampis in quotidiano Alto Adige 18 giugno 2015, prima e pag. 11
Giovedì scorso la SMG, il nostro ente di promozione turistica, ha portato a Bolzano Tyler Brûlé , il fondatore di Monocle, per parlare di quanto si potrebbe fare per svilupparci come destinazione turistica. Il suo intervento è passato piuttosto inosservato, un po' perché nella sala erano prevalentemente presenti addetti lavori ed un po' perché l'attenzione alle vicende politiche comunali assorbe pure troppo il dibattito pubblico.
Tyler Brûlé è un genio, Il Sole 24 Ore non ha dubbi al riguardo , così ha scritto a gennaio di quest'anno e della stessa opinione sono il Newyorker e tante altre testate prestigiose testate internazionali. Nell'epoca della più nera crisi dell'editoria è riuscito a rendere la sua rivista un oggetto di culto in tutto il mondo e a vendere il 3% della società che lo pubblica a 10 milioni di dollari. Già nel 2008, ai tempi della biennale Manifesta, aveva definito Bolzano la città più cool d’Italia senza dare altre spiegazioni e accendendo la curiosità di molte testate nazionali. E’ indubbio che ci tiene in alta considerazione, insieme alla sua mamma, come ha raccontato al pubblico che lo ha seguito. Un inserto monografico su l’Alto Adige l’anno scorso rendeva evidente questa alta considerazione.
Vediamo cosa detto Tyler Brûlé: molte lodi per un territorio che ha ancora una sua anima e che si sa presentare in modo autentico. il suo compito era tuttavia quello di indicare cosa manca per l'eccellenza, perché solo quella che ci consegna alla serie dei vincenti. Anzitutto ha detto che senza aerei, treni veloci e città vivaci siamo fuori dai giochi: ha capito quello che era evidente da tempo e cioè che i turisti non stanno volentieri per due settimane solo in montagna, come si pensava una volta e pur adorando la nostra bellissima natura e il paesaggio curato hanno necessità di scendere spesso in città per la shopping per avere ogni altro possibile esperienza urbana interessante. E’ ormai chiaro che le città diventeranno sempre più uno snodo imprescindibile per il via vai turistico.
Tyler Brûlé ha poi ricordato che sarebbe bene che gli artigiani, come avveniva nel medioevo e nel rinascimento, scendano a vendere le loro cose in città. Ho sempre trovato incomprensibile che in una strada di Ortisei si vedano trenta studi di scultori e la nostra via Museo e i nostri portici siano invasi da stracci reperibili ovunque nel mondo globalizzato. Se poi pensiamo che nel centro storico di Bolzano a giorni alterni nell’ora del passeggio serale ci sono i sacchetti trasparenti della spazzatura marchiata Seab buttati (per forza) per strada il quadro dell' autolesionismo bolzanino è completo. E’ altrettanto autolesionista per il sistema locale che la legge provinciale di tutela dei beni culturali che non abbia saputo preservare i portici di Bolzano, Merano e Bressanone. Lasciati all’arbitrio di alcuni avidi proprietari ne è stato fatto scempio, rendendoli in molte parti più simili ai centri commerciali di periferia piuttosto che emblema del sapore estetico locale e prezioso patrimonio d’immagine per la nostra storia. Se gli strumenti normativi e fiscali attuali non sono sufficienti, occorrerà stabilirne degli altri.
Tyler Brûlé ha anche raccomandato di convincere i ristoratori a non chiudere la domenica, ad eliminare le luci sparate tipo sala operatoria ed investire in luci soffuse, curando anche meglio il design dei tavoli all'aperto e rendendoli più autentici: più legno e meno finto vimini di plastica marrone, come ovunque nel mondo di serie B. A me viene da aggiungere l’invito a salvarci dai colpi di freddo, a riscaldare i bagni dei ristoranti solitamente messi sottoterra a temperature polari e ad una maggiore valorizzazione serale dei gioielli estivi: il lago di Caldaro e l’Enrosadira, ovunque essa si manifesti. Mi pare un buon promemoria per l' attività formativa della nostra HGV. L'eccellenza si raggiunge poi con le mappe di conoscenza come le guide gastronomiche, libri o trasmissioni televisive, con interventi come quelli che in questo giornale fa da qualche tempo Angelo Carrillo.
Tyler Brûlé ha raccomandato di non trattare le auto dei turisti come nemiche, ma di favorire il loro accesso in prossimità dei centri storici: per lo shopping il baule dell’auto non può essere troppo lontano. Pensando per esempio a Bressanone è certo che chi viene da sud impiega quasi meno tempo tra il casello autostradale di Bolzano e quello di Chiusa che tra uscita dall'autostrada a Chiusa e il centro storico di Bressanone. Insomma l’editore di Monocle ci ricorda quanto il turismo sia importante per definire un'immagine non banale, autentica, capace di inserirci a pieno titolo tra e località più interessanti Europa e forse del mondo.
Si parla quindi di turismo visto come patrimonio sociale della collettività intera, aperto a contributi multidisciplinari e che non sia quindi considerato, come purtroppo è avvenuto per decenni, cosa riservata ai ragionamenti (e interessi) di albergatori e ristoratori. Per rendere il turismo reale volano di sviluppo economico e sociale è tuttavia necessario coinvolgere molti attori : intellettuali, sociologi, storici, designer, antropologi, economisti. Bressanone, Merano, Brunico e Bolzano dovranno poi assumere un ruolo molto più marcato di “service” rispetto alle vallate e ai soggiorni montani, per far sì che la vacanza sia un’esperienza composita e ricca, che lasci godere, accanto a relax e isolamento montano, anche le altre caratteristiche della nostra terra. Parliamo degli ingredienti autentici del cibo e del vino, dei beni culturali, castelli, portici, del legno ed del lino, delle storie e delle tradizioni ed di un’offerta culturale da tenere degna della fama delle nostre città, pur senza cadere nella strada perdente delle cosiddette “città d’arte” (è un rischio che ha corso Bressanone), città come Verona, Venezia e Firenze, che diventano cartoline morte ove si replicano clichè e si smette di produrre cultura. Disegnare così, verso l’eccellenza, il nostro turismo significa anche evitare di spingere i nostri giovani a diventare tutti un popolo di camerieri, come è avvenuto con pessimi esiti nelle isole greche e in qualche zona italiana.
Abbiamo bisogno di città più “sexy”, come diceva il sindaco di Berlino, più vivaci sotto il profilo dell’intrattenimento qualificato della musica e della cultura e viceversa abbiamo bisogno si lasciare quanto più possibile naturali le nostre belle vallate. Abbiamo bisogno di politici che diano meno ascolto ai pochi vicini dalle orecchie troppo delicate e più attenzione ai tanti giovani colti e impegnati che con mille vessazioni hanno comunque resistito a suonare, cucinare e creare posti di tendenza come Casa della Pesa e moli altri.
Nella terra del documentario e della scuola Zelig abbiamo anche bisogno di una qualificata divulgazione televisiva per gli italiani che sanno poco di questa terra e per le fasce sociali meno istruite e più periferiche del gruppo linguistico tedesco, in particolar modo le famiglie di contadini, per le quali dovranno essere sviluppate strategie innovative per rinsaldare il senso umano della loro professione, il valore culturale e non solo economico. La permanenza dei giovani nelle nostre piccole città e soprattutto nelle montagne non è affatto scontata per tramite della sola tradizione, ma occorre lavorare per assegnarle un nuovo appeal nella prospettiva della “società di senso/” la Sinngesellschaft”.
Abbiamo davvero molto, ma molto è ancora da fare.
Antonio Lampis
E ADESSO PUO' FARE UNO SCATTO (su Università )
di Antonio Lampis in quotidiano Alto Adige del 30 novembre 2012, Prima e pag.29
Libera università, libero è l'insegnamento, così dice la nostra Costituzione. Sempre di più dovrebbe essere libero anche l'apprendimento.
Chi era presente l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Bolzano ha potuto rendersi conto della determinazione con cui gli studenti hanno posto la questione dell'eccesso di regole nell'Ateneo, dello scarso rispetto per gli studenti lavoratori, della scolarizzazione degli studi superiori.
La chiara e coraggiosa risposta del presidente dell'università Bergmeister e del direttore generale Mathà lasciano ben sperare per una maggiore flessibilità, per moduli di studio che almeno qui da noi cerchino di superare le gravi malattie del sistema universitario italiano.
Pensando a possibili future espansioni del sistema autonomistico regionale è certamente nell'ambito dell'organizzazione dell'università e della scuola che valgono nuovi sforzi per un'autonomia ancora maggiore nei confronti dello Stato centrale. Forse era importante pensarci perlomeno con la stessa decisione con cui si è pensato all'autonomia nel campo dell'energia. L'attuale situazione economica rende il sistema universitario italiano e di alcuni paesi europei ancora più inadeguato alle effettive esigenze della società. Negli ultimi decenni quel sistema ha nuovamente gonfiato un apparato di regole asfissianti che vanno sempre più incontro alle esigenze dei professori e sempre meno a quelle degli studenti e del mondo del lavoro.
Il sistema baronale italiano, connotato dal metodo: “uno mio, uno tuo, uno bravo” è stato rafforzato dalla incredibile frammentazione delle classi di concorso e da un irrigidimento del sistema di reclutamento che da sempre, nell'università italiana, ha avuto un carattere autoreferenziale, da incesto, un sistema che ha duramente ostacolato l'accesso all'insegnamento da parte di persone impegnate nelle professioni , quelle oggi utilissime agli studenti, a solo favore di chi, lasciate aule da studente ne faceva rientro qualche giorno dopo come ricercatore, assisteva alle ricerche, quando non alle fotocopie di un professore influente e successivamente diventava egli stesso docente.
Il bisogno degli studenti di un maggiore confronto con chi ha effettivamente giocato un ruolo nella società resta relegato a qualche conferenza accessoria ed in cattedra si vede troppo spesso chi ha una scarsissima percezione del mondo reale, del mondo del lavoro e della complessità della società. Per chi è chiamato formare la futura classe dirigente, ma d'altro canto anche per chi è chiamato a giudicare la società o ad informarla l'Italia (e non solo l'Italia) non dispone di metodi di reclutamento al passo con i tempi complessi in cui viviamo.
Tornando alla nostra università e all'appello dei rappresentanti degli studenti penso che sia importante approfondire la loro decisa richiesta di maggior rispetto degli studenti lavoratori, lasciando più spazio alla libera autodeterminazione dello studente a scegliere quale lezione merita di essere frequentata e quale meno, accollandosi in sostituzione un faticoso studio a casa, in genere la notte o nel fine settimana, come da sempre hanno fatto gli studenti lavoratori. In questo ambito la situazione del Trentino e dell'Alto Adige ha anche delle forti peculiarità, uscendo da decenni di facile e piena occupazione. Molti dei nostri giovani dopo il diploma o dopo la laurea triennale hanno facilmente trovato lavoro. Ora il loro desiderio di ritornare agli studi per terminali o riprenderli dovrebbe essere considerato con grande attenzione da un'università che voglia essere al passo della realtà locale e di una società sempre più fluida per operare in modalità davvero orientate al cliente. Esistono molti modi, da professore, per insegnare anche con orari flessibili o anche con i nuovi strumenti tecnologici come quelli a distanza ben preannunciati dal rettore Lorenz. Ancora oggi, nella nostra fortunata terra, chi cerca personale qualificato in moltissime professioni fa fatica a trovarlo, ma in questi tempi di crisi non tutti possono permettersi di lasciare un lavoro per tornare a tempo pieno agli studi. C'è da sperare che possa essere utilizzato anche a questo scopo l'aggettivo “libera” della nostra Università, per renderla ancor più rispondente alle esigenze territoriali. Anche la scuola, come ha dimostrato il recente convegno con le imprese, si sta orientando per offrire risposte in tal senso.
Altrettanta attenzione andrebbe poi rivolta a garantire e a proteggere gli spazi di autoregolamentazione e di libertà della vita studentesca all'interno degli atenei per evitare di rendere ancora più drammatico il crescente fenomeno di scolarizzazione degli studi superiori. Quando insegno all' università vengo sempre avvertito da alcuni i colleghi di quel fenomeno. Lo si sente forse meno a Bologna o Milano e un po' di più a Bressanone. Posso descriverlo così: quando uno studente alza la mano senti la gioia che nasce dal pensiero 'finalmente arriva una domanda!' .. Invece chiede se può andare in bagno.
Antonio Lampis
CON IL FUNERALE DI ALCIDE BERLOFFA
si chiude realmente un epoca di questa autonomia, in quotidiano Alto Adige del 4 marzo 2011
Di lui ho molti ricordi che mi par bene condividere oggi con i lettori di questo giornale, sono ricordi legati ai molti anni in cui ho lavorato come consulente della commissione dei sei, nei primi anni novanta, gli anni di norme di attuazione ancora su temi caldi: indirizzo e coordinamento, revisione dell'uso della lingua, assestamento del sistema della proporzionale, autonomia scolastica.
L'immagine che ho sempre impressa e´ quella dell'arrivo alla stazione Termini, dopo il lungo viaggio da Bolzano. Discesa dal treno con la pesante borsa e passo veloce, incredibilmente veloce. Io ero molto giovane , lui ormai vicino ai settant'anni e non riuscivo quasi a stargli dietro.
Alcide Berloffa era uno che camminava tra politica, storia istituzioni e problemi con passo instancabile e veloce. Camminava in silenzio. Come tanti altri gli chiedevo di scrivere prima o poi delle cose che raccontava, sarebbero state preziose per le giovani generazioni. Alla fine lo fece, nel bel libro curato da Maurizio Ferrandi, ma sono certo che molti racconti non sono stati scritti e ora li ha portati nella tomba.
I ricordi più intensi stanno proprio in quei lunghi racconti in treno tra Bolzano e Roma, racconti dell'epoca del pacchetto e del suo legame con Aldo Moro e di quello che venne dopo. Nel lavoro di redazione delle norme era evidente la ricerca quasi ossessiva di un consenso ampio, di una condivisione locale tra i gruppi linguistici e istituzionale tra Provincia e i vari settori statali, una missione che ogni volta sembrava impossibile e che ogni volta veniva portata a termine in tempi brevi, senza consensi unanimi, ma sempre molto larghi. Ogni articolo subiva un via vai intenso con Silvius Magnago e Roland Riz e poi ancora tra i vari ministeri sotto la regia di Renato Fedele, un dirigente romano che ha seguito per anni, in silenzio operoso, la vicenda altoatesina.
L'essere divenuto presto Consigliere di Stato offriva indubbi vantaggi nella conoscenza della complessa macchina governativa. Allora succedeva spesso che personalità esperte delle problematiche di regioni difficili venissero inserite nelle magistrature o nella carriera prefettizia. Dopo di lui pochissimi nell'amministrazione statale avevano una conoscenza approfondita delle vicende altoatesine e questa circonzanza ha portato ad un atteggiamento poco vantaggioso per il gruppo italiano: di fronte alle richieste di parte tedesca a volte si usava l'odiosa tecnica di ritardare il si, anche quando queste erano del tutto necessarie, mai si sapeva cosa invece poter chiedere in cambio.
In ogni caso fino alla quetanza liberatoria si è costruità un epoca di dialogo istituzionale locale, nazionale e internazionale di grande spessore. Oggi tra globalizzazione che ci spinge a vivere alla giornata e il continuo sterile ritorno degli argomenti da "spacciatori di passato" molöte volte quello spessore sembra dimenticato.
Berloffa diceva spesso che il rapporto tra gli italiani e le misure dell'autonomia sarebbe migliorato solo con il tempo, cosí come con pazienza si sarebbero temperate le tendenze a relegare anche inconsapevolmente gli italiani in un ruolo non realmente di pari dignità, tendenze tipiche di chi conquista una forte maggioranza. Aveva una fermissima fiducia nella politica e pensava che le questioni legate alla pari dignità dei gruppi dovevano stare certamente nelle norme e nelle azioni amministrative, ma potevano fare salti in avanti solo con le intese politiche. Una faccenda "non da lunedí mattina, ma da lunedí pomeriggio". Forse è stato profetico e gli incontri di questi giorni potrebbero davvero dargli ragione.
Antonio Lampis
(serve il coraggio di cambiamenti radicali),
di Antonio Lampis in quotidiano Alto Adige 22 agosto 2010 prima e pag. 30
Le auto non si vendono perché sono brutte.
Anche questo giornale riporta il caso del crollo delle vendite di automobili. Lo stanno facendo molte altre testate e non solo qui. Certo sono finiti gli incentivi, le banche hanno stretto il credito, la crisi economica incombe. Pochi hanno il coraggio di dire una dolorosa verità: le auto non si vendono perché sono brutte. Sono pressoché tutte uguali e la loro tecnologia è incredibilmente ferma.
Sulla pelle degli operai si sconta un ormai imperante conformismo estetico ed organizzativo, fermo da decenni, causato da un management ed una classe sedicente creativa, magari anche giovane anagraficamente, che continua ad applicare stilemi diligentemente studiati nelle troppe scuole di design, ma che manca di quella sensibilità quasi innata che ha consentito in passato ad alcune menti geniali di captare e anticipare i gusti dei consumatori.
La scarsa educazione alla comprensione di aspetti estetici e immateriali ha realmente portato gravi danni economici in un momento dove ogni oggetto che racchiude un aura identitaria avanzata diventa un best seller e ogni prodotto pur razionale ed efficiente non viene ricomprato con la frequenza dei periodi ante crisi , nell'attesa di veder apparire prima o poi qualcosa di "cheap and chic" che in determinate produzioni, come l'auto, non pare arrivare mai. Il problema è evidente anche in altri settori, come la moda, specie quella maschile, l'arredamento e l'architettura, persino l'organizzazione dell'arte. E' vero che i musei sono in crisi, ma e`anche vero che, per i ragionamenti che tento qui di condividere, oggi sono più necessari che mai.
Qualunque studio di trend lascia capire da molto tempo che da un auto ci si aspetta l'eleganza dell'ipohne, il prezzo dell'ikea e un impatto ambientale seriamente compatibile. Gli sforzi in tale direzione appaiono davvero scarsi, vediamo ovunque saponette sovradimensionate, con prezzi ormai improponibili, mai modulari, troppo simili a quelle dei primi anni '90.
Il livello di conformismo, l'incapacità di fare scelte che spezzino il mainstream quando colpisce la produzione di oggetti che hanno avuto un ruolo identitario forte, come l'auto, ha raggiunto un punto seriamente preoccupante. L'economia si ferma, i giovani stentano a trovare lavoro. L'investimento quindi necessario sarebbe quello in coraggio per cambiamenti radicali e non solo per minime variazioni sul tema del già visto. Significa per le aziende e per le istituzioni accettare il rischio di tornare a dare fiducia alle menti creative e meno importanza alla diligenza o ai comportamenti ossequiosi. Lo stesso ragionamento pare valere anche per quattro ambiti cruciali della vita sociale che soffrono della stessa gravissima malattia, come l'organizzazione dello Stato democratico, l'informazione, l'alta formazione e l'amministrazione della giustizia. E' ben altro tema sul quale magari ragionare dopo le vacanze d'agosto.
Antonio Lampis
Gli stati generali della cultura sono tornati a Roma il 20 dicembre 2016 per il quinto anno. Nello stesso 20 dicembre Quirino Principe ricorda al mondo della cultura che il Sole 24 ore ripete: vietato stancarsi, un imperativo arduo ma indispensabile per chi ha a cuore la cultura
Il focus di quest'anno era l'Art Bonus che a parere unanime ha dato buoni risultati, ma, sottolinea il moderatore Sebastiano Barisoni, vicedirettore di radio24, può ancora migliorare.
Molti mecenati singoli e meno imprese di quanto atteso. Va detto che non sono pochi tremila mecenati e due miliardi di euro smossi dal decreto. Facciamo pace con il cervello, esorta Barison: se il privato investe non
bisogna poi meravigliarsi che voglia farsi notare. La formula non è raccolta, è piuttosto quella di un ricco convegno, con una platea piena di studenti che non favorisce il dialogo tra gli
addetti ai lavori.
Il Presidente del gruppo editoriale Giorgio Fossa, saluta con soddisfazione la crescente consapevolezza civica riguardo al fatto che arte cultura sono ormai finalmente percepite
come sempre più connesse allo sviluppo economico. L'appello-manifesto del Sole 24 ha portato frutti ed è stato raccolto, ma non si deve dimenticare, secondo Fossa, che il privato deve
essere complementare alla funzione pubblica, non supplente. Riguardo all’Art Bonus egli auspica la defiscalizzazione totale degli investimenti privati sulla cultura. Armando Massarenti direttore
dell'inserto La Domenica lancia con un video una
retrospettiva dell'iniziativa 'Un manifesto per la
cultura' e dei suoi cinque punti nodali: la costituente, la visione di lungo periodo, la cooperazione più stretta tra i ministeri chiave, la più attenta valutazione di istruzione e
pratiche artistiche, il rapporto pubblico-provato. Egli traccia un bilancio positivo grazie all' Art Bonus, al nuovo concetto sistematico dei musei, alla rinascita di Milano e Torino e alla
nomina di Elena Cattani e Renzo Piano a senatori a vita. Resta ancora molto da fare, a suo avviso, con le amministrazioni locali e con l'istruzione. La strada prosegue con l'impegno per più
competenze espressive e disciplina nelle giovani generazioni (l'iniziativa C'è qualcuno che sa leggere?) e per far crescere il pensiero critico
diffuso auspicando impresa, pulizia e speranza.
Pierluigi Sacco si dice sicuro che il rapporto tra cultura e sviluppo socioeconomico stia vivendo una nuova stagione con grandi e nuove opportunità per l'Italia e per il suo ecosistema
culturale, opportunità legate al nuovo scenario post-brexit, al digitale e alla gamefication incentrata sui beni culturali. Servirebbe all'Italia una regia per le sinergie forti, come
quella offerta dalla grande agenzia di innovazione inglese. La nuova sfida riguarda molto il sud e le aree interne del paese, grazie alle quali siamo uno dei paesi più interessanti per
l'innovazione dal basso, un esempio per tutti: Favara. È tuttavia importante ricordare, sottolinea Sacco, che innovazione sociale avviene solo se si sanno aspettare i tempi necessari e si
ammette di poter fare errori, difatti se si criminalizza l'errore non si innova nulla. I veri scenari economici innovativi non passano dall'ammontare degli sbigliettamenti record dei musei tipo
Louvre, ma sui nuovi asset come ad esempio il rapporto tra cultura e salute, specie per la popolazione anziana. Tutto il panel è concorde sul fatto che il sistema scolastico potrebbe fare molto
di più per riconoscere come le discipline umanistiche siano fondamentali per favorire i processi innovativi nella società , ma soprattutto nella produzione economica. Sacco racconta i recenti
progetti avviati nella repubblica Ceca in tal senso.
Lasciata la ricerca parlano gli assessori comunali alla culturadi Roma e Milano.
Roma fu mai governata, ma solo gestita, afferma il neo
vicesindaco Luca Bergamo e in tale scenario di carenza di strategia pubblica l'interesse particulare ha dilagato e il rapporto virtuoso tra pubblico e
privato non si è elevato. Bergamo paragona Roma a Parigi, per la sfida dura dell'integrazione sociale delle zone periferiche meno servite dalle istituzioni culturali. Filippo Del Corno per
Milano rivendica i risultati degli accordi con i privati stipulati negli scorsi anni, compresi quelli con Leonardo-Finmeccanica sul museo del Novecento. Anche per Milano pesa la sfida per ila
partecipazione culturale nelle zone periferiche e sottolinea come l'amministrazione sia impegnata nello spiegare che contrastare la spirale recessiva sociale nei quartieri convenga anche e
soprattutto alle imprese. L'idea di coopetizione è stata alla base dei nuovi progetti milanesi, come Bookcity, che ha temperato la competizione tra gli editori per raggiungere una crescita
generale del numero dei lettori a vantaggio di tutti.
La presidente di Poste italiane Luisa Todini propone una sinergia con le imprese che hanno comunicazione diretta con i cittadini, come poste ferrovie ed aeroporti. Due mecenati, Trenitalia e
Astaldi avanzano due proposte concrete: insegnamento musicale nelle scuole e diffusione in Italia l'esperienza vincente della metropolitana dell'arte di Napoli.
Il presidente dell'accademia nazionale Santa Cecilia racconta la storia d’impegno per un idea di musica come elemento di comunità mentre per le fondazioni lirico sinfoniche si
spende il presidente di ANFOLS, per dire che le 14 fondazioni hanno ora i bilanci in ordine. Gli enti lirici con l'opera aumentano sensibilmente gli incassi, anche grazie alle giovani
generazioni che, secondo Carlo Fuertes, forse apprezzano un’esperienza immaginifica che non risente del digitale.
Guido Guerzoni pone l'accento sule possibilità di coprogettazione dei privati finanziatori e sul ruolo di supplenza che per decenni hanno avuto i privati nel sostegno alla
produzione artistica contemporanea, Severino Salvemini evoca l’immagine di cuore e anima culturale ed artistica quale valore aggiunto per le produzioni industriali realmente innovative e
per tale ragione ritiene che le imprese “dovrebbero
andare dove ci sono gli artisti”.
Il direttore del Sole 24ore Roberto Napoletano racconta che nel 2014 la redazione discuteva se continuare a fare gli stati generali della cultura, delusa perché non succedeva nulla e poi quasi a sorpresa è arrivato l'Art Bonus con l'avvento del
Ministro Franceschini e si è verificato il rientro dei creativi a Milano.
Tocca al ministro infine elencare i passi svolti come, da
ultimo, il rialzo del bilancio culturale e la nuova legge sul cinema. Alla domanda ricorrente se sia possibile allargare lo spettro di intervento dell'Art Bonus, ora già esteso ai beni
ecclesiastici nelle località terremotate, risponde che l'allargamento impegna l’erario e il tema di estenderlo agli eventi diversi da quelli di musei, teatri di tradizione e enti lirici
comporterebbe un costo molto forte. Si deve necessariamente valutare una gradualità e cita quale prossimo passo possibile quello a favore del settore della prosa. L'idea sulla quale vorrebbe
lavorare è quella dell'investimento nei talenti, nel contemporaneo, nella formazione dei giovani artisti, come avveniva nel Rinascimento. Per gli enti lirici è stata introdotto dalla, legge
finanziaria un nuovo budget aggiuntivo al Fus che avvia la fine del pagare a pié di lista a favore del finanziamento proporzionato alle risorse private che ciascun ente riesce a
raccogliere. Franceschini si dice convinto che i nuovi musei statali finalmente più autonomi, le domeniche gratuite, i film a due euro, il Bonus ai diciottenni stanno restituendo dati molto
confortanti.
L'ultima domanda è per i comuni e le regioni: cosa può aiutare gli amministratori seri ed onesti a rilanciare la cultura? Il ministro dopo il riavvio di Torino e Milano si augura e crede in
Napoli, che potrebbe diventare una capitale del turismo mondiale. Applausi, anche da chi scrive.
Ho quindi sentito parlare un ministro con passione e competenza e di questo il merito va quindi anche al ministero che evidentemente ha saputo coinvolgere il politico negli approfondimenti e in
moltissime scelte. La collaborazione tra amministrazione e il politico non è cosa scontata.
Il mio punto di vista, con lo sguardo periferico dalla lontana Bolzano, può essere simile a quello di tante realtà della provincia italiana che hanno sviluppato piccoli ma avanzati sistemi di eccellenza. A Bolzano con l'assessore Christian Tommasini l'appello all'interconnessione tra ambiti di intervento ha da anni concretizzazione nell'impegno verso un welfare allargato, verso un concetto di sostegno alla cultura che entri nel percorso quotidiano dei cittadini di ogni strato sociale,specie nelle periferie urbane, come fosse un'esigenza di welfare. La welfarizzazione della cultura la decliniamo dopo anni di approfondimenti su cultura e salute soprattutto insieme alla scuola ,alle politiche per l'edilizia agevolata e a quelle per l'occupazione giovanile, riassunte dalla dizione CASA SCUOLA CULTURA.
E’ molto condivisibile l’esortazione unanimemente emersa a fare di più rivolta a certe amministrazioni locali ancora ferme a logiche di ritorni in breve periodo, ai mostrifici ed ai finanziamenti a pioggia. Sullo scarso coraggio ad innovare di certe amministrazioni locali pesa il difficile e per nulla studiato rapporto tra politiche culturali innovative ed avanzate e consenso elettorale e pesa il vociare di chi ad livello mediatico o giudiziario si improvvisa economista della cultura proponendo ricorrentemente solo il dibattito sterile spreco/non spreco o sventolando urgenza di finanziamenti perché “piaciamo tanto alla ggente. Dobbiamo chiudere questo resoconto e queste riflessioni con il “vietato arrendersi” di Quirino Principe.
Antonio Lampis è Direttore dell ripartizione cultura
italiana della provincia di Bolzano
E' uscito il mio articolo sulla Rivista economia della cultura, n. 1 / 2017 Ed. Il Mulino - http://www.economiadellacultura.it/anno-xxvii-2017-n-1/
Antonio Lampis, Verso un’idea di welfare allargato. Il welfare culturale nelle iniziative della Provincia Autonoma di Bolzano.
Il prossimo numero 2/2017 sarà interamente dedicato al tema cultura e salute,
qui il testo:
Verso un’idea di welfare allargato. Il welfare culturale nelle iniziative della Provincia Autonoma di Bolzano
di Antonio Lampis*
1. Premessa
Da molti anni in Provincia di Bolzano il finanziamento delle attività culturali è stato posto in relazione alla necessità di un nuovo e più ampio concetto di welfare, affinché non si intendano come interventi di welfare solo quelli riferiti alla sanità, previdenza, casa, lavoro e scuola. Una necessità intuita da almeno quindici anni per contribuire a prevenire le situazioni di crisi che solo più recentemente hanno evidenziato tutte le conseguenze sociali negative, situazioni di crisi che ovunque ora si riconoscono nelle periferie urbane trascurate, a causa dell’innalzamento dell’età media della popolazione e per le difficoltà occupazionali che le ultime congiunture economiche hanno ingenerosamente addossato alle giovani generazioni e alle donne.
2. Periferie urbane
Sulle periferie urbane si è concentrata un’attenzione che ha avuto un momento di visibile avvio con il forte investimento per la riapertura di un teatro in un quartiere popolare e molto popolato, coinvolgendo la popolazione circostante, i negozi di prossimità e avviando diverse e costanti iniziative di marketing culturale non convenzionale, direct e multilevel marketing1. Nel parco pubblico di un altro quartiere a prevalente edilizia popolare e sociale si è trasferita in estate un’offerta di spettacoli stabile e mirata, in collaborazione con le principali istituzioni di spettacolo dal vivo della provincia2 e, nella simbolica piazza del medesimo quartiere, dal 2011 ha luogo un festival aperto al confronto con noti personaggi della vita culturale nazionale legato al tema della Resistenza e delle resistenze contemporanee. La sede della piattaforma associativa che lo gestisce è ora condivisa con la sede dell’associazione di un centro commerciale naturale, formato da piccoli esercenti che, appunto, s’impegnano a resistere3.
Quasi tutte le iniziative descritte ed altre qui non menzionate sono state realizzate con contributi mirati ad associazioni o cooperative che finalmente valorizzavano una governance rinnovata dal punto di vista generazionale o si distinguevano nell’offrire occasioni di lavoro a giovani generazioni di professionisti della partecipazione culturale. Per il loro sviluppo è risultato particolarmente utile l’impegno pluriennale dell’amministrazione provinciale per la preparazione del territorio all’arrivo della biennale Manifesta nel 2008 e alla candidatura a Capitale culturale europea nel 2011. La percezione della presenza culturale nelle periferie urbane, in particolare il citato teatro, assomiglia ormai a quella delle strutture ambulatoriali di quartiere, tanto è ormai stabile la percezione di “necessità” nella convinzione sociale diffusa, e quanto esso sia presente nel percorso quotidiano delle persone4.
1 Cfr sulla tematica: A. Lampis, “Esperienze di sviluppo dell’audience: propedeutica e nuove formule di presentazione di arte e cultura”, in F.Severino (a cura di) Un markerting della cultura, Milano, Franco Angeli, 2005; A. Lampis, “Marketing culturale, capacitazione degli attori e stimolo della domanda culturale: l'esperienza della provincia di Bolzano”, in F. Putignano (a cura di) Learning Districts – Patrimonio culturale, conoscenza e sviluppo locale, Politecnica-Maggioli Editore, 2009, pp. 61-77 e A. Lampis, “Direct Marketing e Multilevel per i consumi culturali”, in Fizz.it, giugno 2011.
2 http://www.stagionedonbosco.it/
3 http://www.piattaformaresistenze.it/it/
4 Cfr. al riguardo il bilancio sociale del Teatro Cristallo:http://www.teatrocristallo.it/it/trasparenza/bilanci
3. Cultura e salute
Il progressivo invecchiamento della popolazione ha ben presto reso evidente quanto fosse opportuno ricordare l’efficacia della partecipazione culturale per la salute ed il benessere delle persone. Già nel 1997 si pensò far tradurre dallo svedese in italiano e tedesco la ricerca dell'università svedese di UMEA che l’ateneo svedese, forse deluso dal risultato, non pubblicò in inglese. La ricerca venne sintetizzata dai media intorno al fatto che 80 eventi culturali all’anno erano emersi dalla ricerca come il principale fattore di allungamento della vita (e forse i medici speravano che altri, tipici, fattori fossero all’opera: astinenza fumo, sport e alimentazione). In quegli anni, nei quali il binomio cultura e salute non era quasi mai declinato, la notizia in Italia usci in un trafiletto pubblicato ne La Repubblica con le dimensioni di due francobolli. Su tale notizia la Provincia di Bolzano costruì dal 1997 diverse campagne di comunicazione sociale dal titolo "La cultura allunga la vita", un logo impresso per anni in qualunque comunicazione culturale e in frequenti iniziative di comunicazione sociale, anche con due martellanti spot tv5. Poi la ricerca con la casa farmaceutica Bracco e le università ha dato ben altra conferma al motto. Per misurare il benessere degli individui, in questa seconda e molto più specifica ricerca, si sono prese in considerazione diverse variabili – malattie, reddito, educazione, età, sesso, occupazione, stato civile, partecipazione culturale – che caratterizzano il PGWBI, Psychological General Well-Being Index, strumento validato da decenni di pratica clinica, che stima le auto-rappresentazioni degli stati emozionali ed affettivi intra-personali che rispecchiano un senso di benessere soggettivo o di disagio, catturando la percezione soggettiva del benessere. I dati della ricerca hanno dimostrato come l’offerta di servizi e attività e le politiche per la partecipazione e il consumo di cultura influenzino maggiormente il benessere della città6. Accanto al forte incremento dei dati sulla partecipazione allo spettacolo dal vivo e alle visite di mostre e musei va ricordato il capillare sistema di biblioteche e di educazione degli adulti quale portatore di un contributo essenziale al benessere diffuso della popolazione ed in particolare allo stato di salute della popolazione anziana.
5 Uno rassicurante e tradizionale realizzato da studenti della scuola di televisione e di Cinema Zelighttp://www.provincia.bz.it/cultura/service/videoteca.asp?vige1727_search_title=La+cultura+allunga+la+vita+2 e uno della regista Katia Bernardi (che gioca con le figure retoriche della metonimia o sineddoche la parte per il tutto, da sempre molto efficace secondo i principi delle neuroscienze utilizzati in pubblicità : http://www.provincia.bz.it/cultura/service/videoteca.asp?vige1727_search_title=La+cultura+allunga+la+vita+1
4. Le recenti normative per l’attenzione alle periferie e alle giovani generazioni.
Le linee d’indirizzo che stavano alla base delle iniziative attuate nel decennio scorso, anche come realizzazione empirica delle teorie legate ai comportamenti economici delle persone di fronte ai consumi culturali conosciuti o inesplorati7, hanno avuto eco nella nuova legge provinciale per le attività culturali del 20158, In essa si riconosce “il diritto all’attività e alla partecipazione culturale”, non solo ai cittadini, ma “a tutte le persone che vivono sul territorio provinciale” e si stabilisce che l’amministrazione debba dedicare “particolare attenzione al fatto che la cultura sia accessibile anche ai ceti e agli ambienti sociali abitualmente lontani dalla cultura”.
I criteri per i contributi affrontano i temi sopradescritti prevedendo che la governancedei soggetti finanziabili si impegni a valorizzare le giovani professionalità e a prevedere che i membri dei direttivi che hanno superato i 75 anni di età vengano, di norma, destinati solo a cariche onorifiche; a sostenere l'impegno sociale per l'occupazione giovanile e ad evitare di attribuire incarichi retribuiti di qualsiasi natura a soggetti già in pensione. I vantaggi economici sono concessi tenendo conto di precise linee-guida per lo sviluppo culturale del territorio. Tra le priorità indicate figurano: la ricerca di nuovo pubblico attraverso azioni mirate o strategie di medio-lungo periodo; l’incentivazione dell’occupazione giovanile e/o qualificata; la collaborazione con istituzioni culturali qualificate o con altri enti ed associazioni del territorio, nonché le sinergie fra le reti di associazioni di Bolzano e la periferia.
Dal 2014, per sottolineare che le politiche culturali e giovanili si devono intendere anche come politiche per l'autonomia dei giovani in ambito economico e per fornire ai più giovani strumenti di sviluppo personale e territoriale è stato avviato un incubatore culturale per la nascita di imprese culturali e creative9.
6 G. Tavano Blessi, E. Grossi, P. L. Sacco, G. Pieretti and G. Ferilli (2015), “The contribution of cultural participation to urban well-being. A comparative study in Bolzano/Bozen and Siracusa, Italy” in: Cities, Vol. 50, February 2016, Pages 216-226.; S. Ghirardi, “Lo shock culturale di Bolzano”, in Il Giornale delle fondazioni, 15/12/2015 http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/lo-shock-culturale-dibolzano; M.Trimarchi, “From ivory towers to the urban texture: a map of future culture, forthcoming” in Innovate Heritage, cfr. www.academia.edu ; C. Seia, “Appunti per una definizione di welfare culturale”, in Giornale delle Fondazioni, 14/12/2016, http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/appuntiuna-definizione-di-welfare-culturale
7 Ad esempio la teoria dei costi di attivazione sviluppata in vari contributi riferiti in P.L. Sacco e L. Zarri, in Economia della cultura, n. 4/2004, pp. 499-507.
8 Legge provinciale 27 luglio 2015, n. 9, pubblicata nel supplemento n. 3 del B.U. della Regione Trentino
9 L’iniziativa è finanziata con un programma di riutilizzo dei fondi precedentemente destinati a vitalizi di politici e poi restituiti. Cfr. https://impulsivivi.com/
10 http://www.provinz.bz.it/news/it/news.asp?news_action=4&news_article_id=577335http://www.provincia.bz.it/arte-cultura/giovani/negozi-e-cultura---kulturlaeden.asp
5. Casa e cultura
In Alto Adige le politiche per l’edilizia agevolata e convenzionata, l’edilizia sociale, sono molto avanzate e il sostegno per la soluzione dei problemi abitativi dei meno abbienti è particolarmente generoso. Gli interventi si sono concentrati per decenni quasi solamente su costruzione, manutenzione ed assegnazione degli alloggi e le potenzialità di coesione sociale sono state a lungo trascurate. Solo con la fortunata unione di competenza politica tra cultura, scuola e edilizia sono state favorite le collaborazioni istituzionali per rendere concreta e visibile una pratica di welfare allargata alle attività culturali. Il logo dicorporate design dell'assessorato, presente in tutte le iniziative realizzate o finanziate é appunto CASA-SCUOLA-CULTURA.
6. Negozi alla cultura
Il recente progetto sperime
ntale “Negozi e cultura”, approvato nel gennaio 2017, si rivolge a organizzazioni e cooperative culturali e giovanili con la messa a disposizione gratuita di alcuni spazi commerciali nel popoloso quartiere bolzanino di Don Bosco. Il progetto vede l’azione sinergica dei settori dell’amministrazione provinciale responsabili per le attività culturali, per il patrimonio della Provincia e l’Istituto per l’Edilizia Sociale IPES. Tramite contratto di comodato d’uso gratuito saranno assegnati ad associazioni o cooperative spazi commerciali sfitti. L’iniziativa nasce dalla convinzione politica che ormai sia necessario sviluppare un "welfare allargato" con la cultura, in grado di generare lavoro, inclusione e relazioni sociali. Le organizzazioni che ricevono gli spazi gratuiti sono responsabilizzate nell’obiettivo di aumentare, tramite attività culturali, il rendimento degli interventi delle politiche di edilizia sociale a beneficio del quartiere nel quale essi si sviluppano. Il progetto rientra nell’indirizzo strategico delle politiche culturali e giovanili impegnate anche nelle nuove soluzioni lavorative per i giovani e nel campo dell’innovazione culturale e creativa. I quattro soggetti assegnatari, individuati tramite un bando di selezione, in cambio dell’uso gratuito, dovranno sviluppare forme di occupazione giovanile nel settore creativo e
culturale e fornire un contributo per migliorare la coesione sociale nel quartiere e arginare la percezione d’insicurezza e sfiducia che emerge in particolare nelle periferie urbane10.
7. Conclusioni
Rispetto alle migliaia di pubblicazioni recentemente apparse nel dibattito scientifico sul tema del welfare culturale quelle sopradescritte rappresentano esperienze concrete in prima applicazione degli aspetti teorici portati a conoscenza del dibattito scientifico. Sono iniziative risultate certamente già in grado di incidere sui comportamenti individuali e aumentare la partecipazione culturale, che è già molto ampia secondo i dati ISTAT e i rapporti di Federculture. L’alta partecipazione culturale degli ultimi decenni e la capillare presenza di attività di long life learning e del fitto sistema bibliotecario hanno reso i tanti e ormai noti impatti positivi sull’economia locale. Nell’impossibilità di riferirsi puntualmente a tutti, basti un dato: la spesa farmaceutica convenzionata di classe A-SSN più elevata è in Campania con 167,5 euro pro capite, in Provincia Autonoma di Bolzano è di 97 euro, la media nazionale di ben 134,4 euro. La provincia di Bolzano, per fare un esempio, ha la spesa pro capite in antibiotici più bassa d’Italia11.
11 Fonte: Aifa, Rapporto Osmed 2016
Abstract
Towards an expanded concept of welfare definition. Cultural welfare projects of the Autonomous Province of Bolzano.
The funding of cultural activities in the Province of Bolzano has long been related to the need for a new and broader concept of welfare, in order not to intend it as a mere health, social security, home, work and school policy.
Such a need has been sensed for at least fifteen years, aiming at preventing crisis situations that might arise from neglected urban suburbs, the rising average age of the population, employment difficulties that the latest economic trends have ungenerously
leaned against younger generations and women.
The many interventions focused on urban peripheries, the theme of culture and health, the approval of new laws for youth employment in the cultural field, social housing policies related to culture.
The high cultural participation in recent decades and the widespread presence of lifelong learning activities have had many well known positive impacts on the local economy. One striking example is the pharmaceutical expenditure in class A -SSN (National Sanitary Service): the Province of Bolzano for instance has the lowest expenditure per capita in antibiotics in Italy, and while the average Italian medical expenses add up to 134,4 euro, in our province they are limited to 97 euro each.
Keywords: welfare and culture; cultural economics; urban design; creativity; postindustrial
economy; culture for urban well-being
** Direttore della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, email: antonio.lampis@provincia.bz.it